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17 febbraio 2018, Palazzo Albrizzi, h17.30

Il canto del destino

 

Franco Mezzena, violino

Alberto Nones, pianoforte

 

 

 

PROGRAMMA

 

Johannes Brahms (1833-1897)

Sonata per violino e pianoforte n. 2, op. 100

Allegro amabile

Andante tranquillo-Vivace-Andante-Vivace di più-Andante-Vivace

Allegretto grazioso

-

Sonata per violino e pianoforte n. 3, op. 108

Allegro

Adagio

Un poco presto e con sentimento

Presto e agitato

 

 

Franco Mezzena (Trento, 1953) ha studiato con Salvatore Accardo. La sua attività come solista e in varie formazioni da camera lo vede presente nei più importanti teatri e ospite nei principali festival di tutta Europa, Giappone, Stati Uniti, Centro e Sud America, Africa. Si è esibito per “I Concerti del Quirinale di Radio 3” in diretta Euroradio dal Quirinale, eseguendo Mendelssohn con Roberto Prosseda, e ha ottenuto uno strepitoso successo alla Carnegie Hall di New York con il Concerto Op. 64 di Mendelssohn sotto la direzione di John Rutter. Ha suonato per molti anni con il padre – il compianto Bruno Mezzena – in Duo, nel Trio Mezzena-Bonucci e nel Quintetto Italiano; ha collaborato inoltre con artisti del calibro di Salvatore Accardo, Bruno Canino, Rocco Filippini, Bruno Giuranna, Ruggiero Ricci, Hariolf Schlichtig. Nel 2016 ha costituito il Trio Mezzena-Patria-Ballario, nel 2017 ha fondato il Mezzena Quartet con Marcello Defant, Giampaolo Guattèri e Sergio Patria, e formato un Duo con Alberto Nones, insieme al quale ha appena inciso le Sonate per pianoforte e violino di Brahms (Luna Rossa Records). Suoi concerti e interviste sono state trasmesse da emittenti quali RAI, BBC, NBC, Radio Vaticana, NHK Television Japan, KBS Corea, Canal 7 Mexico. Ha inciso in prima mondiale i 29 Concerti per violino e orchestra di Viotti per la Dynamic e numerosi inediti paganiniani, e un’integrale delle composizioni per pianoforte e violino di Beethoven con il pianista Stefano Giavazzi. Ultima sua fatica discografica, i trii di Wolf-Ferrari con il Trio Mezzena-Patria-Ballario, per Brilliant. È stato docente di Violino nei Conservatori di Trento, Pescara e Bari; tiene masterclass in Italia e all’estero: Royal College e Trinity College di Londra, Chetham's School of Music di Manchester, Università di Oxford (Hertford College), Conservatorio di Mantova, Lipsia (Hochschule F. Mendelssohn), Hochschule di Colonia, Rotterdam, Académie d'Eté d'Andé, Mexico City, Ticino Musica Festival (Locarno-Ascona), Barcellona, Tokyo, Osaka, Muroran, Kitakyushu, Ibaraki. Attivo anche come direttore d’orchestra (Orchestra Sinfonica di Lubiana, Orchestra Sinfonica di Jalisco, Orchestra del Teatro Regio di Torino, Orchestra da Camera Milano Classica, ecc.), suona su un violino di Antonio Stradivari del 1695 e su strumenti costruiti dal liutaio Giuseppe Leone (Ceglie Messapica). Gli è stato conferito il Premio Napoli Cultural Classic (XV edizione) alle Eccellenze 2015. È direttore artistico musicale del Teatro Viotti di Fontanetto Po e dell’Orchestra da Camera di Lecce e del Salento.

 

Alberto Nones (Trento, 1975) si è formato nella classe di pianoforte di Antonella Costa al Conservatorio di Trento e si è perfezionato in accademie e masterclass di Franco Scala, Paul Badura-Skoda, Aldo Ciccolini, Leonid Margarius, Riccardo Zadra. Parallelamente agli studi musicali, si è laureato con lode in Filosofia all’Università di Bologna, ha conseguito laurea specialistica in Teoria Politica alla London School of Economics e ha completato la sua formazione con un dottorato di ricerca in Studi Internazionali all'Università di Trento. Già docente all’Università degli Emirati Arabi Uniti, all’Università di Trento e all’Università di Teramo, insegna attualmente nella facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università della Svizzera Italiana a Lugano. È stato ricercatore “Marie Curie” all'Università di Cambridge e “Fulbright” e Post-Doc all'Università di Princeton, dove è membro permanente della James Madison Society. Ha scritto e condotto programmi radiofonici di divulgazione musicale per la RAI, e ha pubblicato tre libri di argomento musicologico: “Ascoltando Verdi: scrigni di musica, filosofia politica e vita” (ABEditore, 2013), “Ascoltando i Doors: l’America, l’infinito e le porte della percezione” (Mimesis, 2014), “Zandonai: un musicista nel vento del Novecento” (UCT, 2014). Vincitore di numerosi premi in concorsi pianistici, tra cui un 1° premio alla Coppa Pianisti d’Italia di Osimo nel 1996, ha dato concerti e tenuto conferenze in Italia, Armenia, Austria, Bosnia ed Erzegovina, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Kuwait, Nigeria, Portogallo, Spagna, Svizzera, Stati Uniti, Ungheria. Ha inciso per Continuo Records un’integrale delle Mazurche di Chopin che è stata acclamata da critici come Dino Villatico e Andrea Bedetti. Attivo promotore culturale, è direttore artistico di tre rassegne concertistiche: “L’AltRa Stagione” di Porto Recanati, “Da mane a sera: concerti nella natura sull’Altopiano della Vigolana”, in Trentino, e il “Classical Music Festival” di Montecassiano, borgo marchigiano dove ha costituito e dirige l’Accademia di Musica e Comunicazione “Bruno Mezzena”.

 

 

Aimez vous Brahms?

Brahms è un compositore che si ama o si odia, e qualcuno rischierebbe di convincersi per la seconda se sottoposto a letture interpretative che lo rendono pesante, magniloquente, germanicamente severo. Così non è, e quando Brahms si suona con l’affetto che il testo della sua musica reclama, non può che essere amato. Soleva impostare le sue composizioni nei mesi estivi, duranti soggiorni come quelli nei meravigliosi dintorni del lago di Thun, in Svizzera, dove concepì le due Sonate al centro di questo concerto, e le completava nei lunghi inverni di Vienna. Con la nostalgia dell’estate nel cuore, il ricordo di un dolce tempo passato, forse vissuto, forse solo immaginato, di sicuro perduto: “è uno strano miscuglio di beatitudine e di malinconia, quando ci rendiamo conto che siamo usciti per sempre dalla comune esistenza”. Questo – holderliniano? – spirito pervade la musica cameristica di Brahms, unico regno di una gioia umana possibile, sovente fatta a pezzi da fabbri e taglialegna. Eppure basterebbe tornare a leggere cosa scrisse il suo amico Theodor Billroth, luminare della chirurgia quasi per caso e più che altro mancato violinista, presso il salotto del quale venivano eseguite in anteprima molte composizioni cameristiche brahmsiane per un ristretto circolo di competenti, tra cui la Sonata op. 100: “Tutta la sonata è di una grazia infinita, come un fanciullo grazioso, così dolce e caro! Da coprire di baci!”.

Alberto Nones

 

 

 

 

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