Fabio Grasso

 

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Fabio Grasso ha compiuto gli studi musicali al Liceo Viotti di Vercelli, coi maestri M. Barasolo e J. Micault. Si è diplomato in Pianoforte a 17 anni a Torino con lode e menzione. Ha poi ottenuto il diploma di Composizione a Milano, coi maestri S. Gorli e U. Rotondi. Laureato in Lettere classiche, ha conseguito infine il diploma di biennio in Pianoforte ad Alessandria con lode e menzione. Si è perfezionato in pianoforte con Marco Vincenzi e Maria Tipo, in composizione con Giacomo Manzoni, seguendo anche altri corsi di perfezionamento in entrambe le discipline in Italia e all’estero. Nel 1996 ha vinto il Concorso pianistico di Orléans dedicato alla musica del XX secolo; e successivamente ha tenuto concerti a Parigi (CNSM, Salle Gaveau, Salle Cortot, Radio France, Châtelet), a Orléans, Nizza, Montpellier (da solista e con l’orchestra di Radio France), Colmar, Maastricht, Erfurt. Ha inciso dischi per le case francesi Solstice ed Euterp ottenendo importanti riconoscimenti di critica. Nel 1999 è stato premiato al Concorso Busoni di Bolzano. Come compositore ha vinto i Concorsi di Buenos Aires (Ginastera) e Marsiglia; suoi brani sono stati eseguiti da lui stesso e da vari ensemble e orchestre in Europa ed America. È docente al Conservatorio di Venezia, e recentemente ha tenuto recitals e masterclasses sugli studi di Ligeti e su altro repertorio contemporaneo in collaborazione con Letizia Michielon presso le università musicali di Vienna, New York, Montreal, Graz, Varsavia, e nell’ambito di varie rassegne concertistiche a Berlino, Perpignan, Bratislava, Alessandria, Milano, Venezia.Sta ultimando per la Società del Quartetto di Vercelli l’integrale delle Sonate di Beethoven. Maggiori dettagli: www.fabiograsso.eu – www.rosenfinger.com

 

 

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Sia nelle raccolte di Images sia nel brano staccato L’isle joyeuse Debussy offre fulgidi esempi di quella poetica tesa alla creazione di entità musicali pienamente autonome e orgogliosamente prive di intenti meramente descrittivi, ma capaci di far rinascere, trasfigurate, quelle “impressioni” tratte spesso da soggetti extramusicali che si sono affacciate alla mente dell’autore come prima scintilla dell’ispirazione. È il caso, nel primo libro delle Images, dei giochi di luce sull’acqua, della vivida fantasia di un volo o di una corsa, inebriati di velocità e avvolti di luce; oppure, nel secondo libro, delle visioni improntate alla spiritualità (le campane udite dal bosco, il tempio, l’icona paleocristiana dei pesci dorati). L’isle joyeuse restituisce un’immagine di solarità mediterranea, di floridi paesaggi costieri dai colori sgargianti e cangianti, probabilmente suggerita al compositore dall’isola greca di Citera, luogo natale di Afrodite.

Con un forte contrasto geografico, il primo dei diari musicali di viaggio lisztiani (“gli anni di pellegrinaggio”) ci conduce agli scorci innevati delle Alpi svizzere, fra le cui vallate Obermann, protagonista dell’omonimo romanzo di Étienne de Sénancour, vaga solitario, fino a quando, al termine di una notte angosciosa, la bellezza aurorale della natura circostante gli fa dono dell’illuminazione che cambia il corso della sua vita. A questo episodio si ispira il brano lisztiano che si erge a capolavoro principe di questa prima raccolta.

Anche se per il Grosses Konzertsolo non sono riscontrabili espliciti riferimenti letterari, la sua stretta parentela con la Sonata in si minore non può non far pensare ad un’impronta faustiana dell’ispirazione: come la più celebre Sonata (con cui condivide anche un motivo) questa paritolare forma-sonata rivisitata vive sul contrasto fra il titanismo e la drammaticità dei due primi blocchi tematici, e la sognante dolcezza del terzo. L’originalità dell’architettura formale, l’acume nelle sperimentazioni timbriche e il virtuosismo monumentale dal sicuro effetto fanno di questo brano una perla meritevole di ben maggiore considerazione, rispetto a quella che gli viene abitualmente riservata.

Fabio Grasso

 

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