Leonardo Boldrin

 

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Leonardo Boldrin si è diplomato in Composizione Sperimentale e Nuove Tecnologie al Conservatorio di Venezia. Nel 2005 ha partecipato alla 12° edizione della Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Nel 2006, dopo il diploma di Pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia con il massimo di voti, ha partecipato alla Biennale Internazionale di Architettura di Venezia e ad una collettiva di arte interattiva presso la Fondazione Bevilacqua La Masa. Nel 2007 ha partecipato con Serena Borgatello (duo Karas) alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel circuito degli eventi collaterali con DMA “Antimateria”. Nello stesso anno il suo pezzo “Interazioni” per pianoforte, discklavier e nastro magnetico, è stato eseguito al Conservatorio di Venezia, in occasione dell’inaugurazione della Mostra “Artempo” a Palazzo Fortuny a Venezia. Dal 2007 col duo Karas ha collaborato con la ballerina Annika Pannitto per “Solitudo”, presentato per vari eventi fra cui “INTERPLAY/08” al Teatro Limoni di Torino; “West Mirage” (2008) presentato al Teatro Fondamenta Nuove; “Gloomy Soul” (2009) in collaborazione anche con Keramik Papier della serata Gloomy Sunday organizzata dal Drome Magazine nell'ambito del 9° Festival di moda e fotografia.

 

Fluorescenze, per due violini, è un viaggio sonoro in cui l'ascoltatore viene portato ad apprezzare le minime e le massime variazioni sonore di timbro, altezza e gesto. Il punto di partenza è la considerazione che ogni nostra percezione acustica viene condizionata dalla tipologia di suoni ricevuti; ad esempio, se ascoltiamo di notte il flebile ronzio di una zanzara dopo poco il suono ci sembrerà forte ed insopportabile. Allo stesso modo le variazioni di altezza vengono preparate microtonalmente, e, ancora prima, timbricamente, in modo che l'evoluzione e l'espansione di un campo sonoro come quello dell'altezza esca percettivamente dalla scala a cui l'orecchio si era abituato. Il gioco con questi tempi in cui l'orecchio conforma al percezione del suono al suono stesso crea dei punti di luminosità in prossimità di piccole variazioni, che però vengono percepite con più forza, “abbagliando” per un attimo l'orecchio come un bagliore di luce. L'evoluzione del frasi tende a restituire questi bagliori rendendoli uniformi e facendoli scivolare nel buio in attesa di nuove variazioni. Questo movimento avvicina l'ascoltatore al punto di massima variazione, punto in cui il sistema stesso si frammenta smagliandosi e ritornando allo stato iniziale. L'associazione visiva col fenomeno delle fluorescenze è di tipo percettivo, non scientifico, come se all'interno di una stanza buia i contorni appena visibili degli oggetti fossero prima illuminati e poi continuassero ad essere visibili nel buio che se fossero fluorescenti.(L. Boldrin)  .