CONCERTO DEL 12 NOVEMBRE
2011, CENTRO CANDIANO MESTRE
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2011
PATRIZIA BONIOLO, ARPA - GUIDO FACCHIN,
PERCUSSIONI
Programma
Riccardo Riccardi: L’ago della bilancia, per arpa e pecussione (2010)
(yunluo gong,
slit drum, wood block, triangle, hand drum, Glockenspiel)
Marco Marinoni: ... ad altri i suoi lumi..., per arpa e percussioni (2011)
Prima esecuzione assoluta
Fabio Mengozzi: Sonata, per arpa e percussioni (2010)
(mark tree, elefant bell, triangle,
dobaci, bongos, wood block, crotali, Glockenspiel, flexaton)
Prima esecuzione assoluta
Guido Facchin: Wu Shih, suite per arpa
e percussione (rev. 2011)
Jin (dobaci);
Ryu Gi (vibraton, tar hand drum, gong, elefant bells);
Wambli Geliska (american indian hand
drum); Fu Do Chi (riqq); Sutra del Cuore (doyra, elefant bell)
Edoardo Micheli: Le printemps adorable
a perdu son odeur, per arpa e percussione (2011)
(richiami per uccelli, wind chimes,
percussioni, armonica a bocca)
Prima
esecuzione assoluta
Lou Harrison:
Music for Harp and percussion
Jahla (finger
cymbal)
Beverly's
Troubadour Piece (bongos, tamburo basco, antique cymbal)
Avalokiteshvara (water-bowls)
Riccardo Riccardi, L’ago
della bilancia
Ho scritto L’ago della bilancia alla fine di
dicembre del 2007. Era molto tempo che Guido Facchin mi chiedeva un pezzo per
sé e per Patrizia Boniolo ed io non trovavo mai il tempo - probabilmente
neanche l’estro - per cimentarmi nell’impresa. Sono entrato nello spirito
giusto nei giorni di vacanza fra Natale e Capodanno, mentre mi riposavo dalle
fatiche per la stesura di una grande opera lirica. In quel momento avevo
bisogno di dedicarmi a qualcosa di più breve, da scrivere tutto d’un fiato.
Ancora però mi mancava un’idea che avvicinasse due universi timbrici così
distanti come l’arpa e le percussioni. Volevo renderli indispensabili l’uno
all’altro. Così ho pensato di dare all’arpa un po’ della personalità delle
percussioni e alle percussioni quell’alone di lirismo che normalmente è loro
precluso. È nato L’ago della bilancia,
un lavoro alla cui veste definitiva hanno contribuito la sensibilità e
l’entusiasmo dei due interpreti per i quali l’ho scritto. (R. Riccardi)
Marco Marinoni, Ad altri
i suoi lumi
“Nella mia giovinezza ho
navigato lungo le coste dalmate. Isolotti a fior d’onda emergevano, ove raro un
uccello sostava, scivolosi al sole belli come smeraldi. Quando l’alta marea e
la notte li annullava, vele sottovento sbandavano più al largo, per fuggirne
l’insidia. Oggi il mio regno è quella terra di nessuno. Il porto accende ad
altri i suoi lumi; ma al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della
vita il doloroso amore.” (Umberto Saba)
“Ad altri i suoi lumi” si
ispira a Ulisse di Saba e vuole essere un omaggio alla poetica di John Cage,
viaggiatore d’altro tempo, al pari di Odisseo odiato e segnato da un destino di
indeterminata inquietudine. Come in Imaginary Landscape # 5 è l’esecutore
(viandante che, scambiando il remo di Ulisse per una pala atta a ventilare il
grano, concede riposo all’eterno viaggiatore) a delimitare, attraverso scelte
vincolate, i materiali musicali, organizzandoli in una griglia pre-scritta in
grado di assumere le caratteristiche timbriche di volta in volta desiderate,
precipitando quindi, per il tempo di una rappresentazione, le particelle
identitarie in sospensione in questo liquido amniotico ghiacciato.
Arpa: un tratto
timbricamente cangiante, direzionato (tutte le dinamiche terminano al niente),
che si inscriva nella texture costruita dalle percussioni solcandola con cieca
determinazione e ipnotica, controllata, disperata, chirurgica precisione.
Percussioni: una delicata, sommessa, geometrica texture di timbri liquidi e
tellurici, cristallo ghiacciato ma inquieto, instabile e sempre cangiante.
Fabio Mengozzi, Sonata
per arpa e percussioni
Composta nel 2010 e dedicata
a Guido Facchin, la Sonata si articola in tre movimenti. Il brano d'apertura è
suddiviso in sette sezioni ed è costituito di scarni gesti strumentali simili
ad archetipi, quali ad esempio il triplice rintocco, una cellula melodica di
tre suoni, il glissando, un elemento vorticoso in accelerazione/decelerazione:
questi gesti vengono disposti in modo ordinato all'interno del brano attraverso
una pratica combinatoria; questo princìpio, oltre ad organizzare il materiale
tematico, stabilisce inoltre l'alternanza dei timbri e il tipo di strumenti
utilizzati, inserendoli all'interno di una forma ad arco. Il secondo movimento, bipartito, è meno
complesso formalmente e si muove all'insegna dell'alchimia timbrica fra i due
strumentisti. Nell'ultimo movimento la geometrizzazione si fa ulteriormente
evidente: le percussioni utilizzate sono il Glockenspiel (al quale è affidata
una serie costituita di quinte ascendenti) ed i crotali (che suonano una scala
eptatonica ascendente). Ad ognuna delle sette sezioni del brano corrisponde poi
un diverso basso dell'arpa, attraverso una successione di quinte. L'arpa
inoltre si muove attraverso sette serie di suoni, presentate attraverso
continue variazioni d'intensità e del modo d'attacco. Al lungo sibilio del
flexaton, congiunto al bisbiglio dell'arpa, è affidata la conclusione del
lavoro. (Note dell'Autore)
Guido Facchin, Wu Shih,
mantra suite (5 composizioni) per arpa e percussione
Tra i princìpi più
antichi dello yoga c’è l’orazione ritmica ritualizzata che, attraverso la
ripetizione di determinati suoni, crea all’interno del corpo del praticante
ritmi vibratori che forniscono energia al cervello e al sistema nervoso. Questa
sequenza di sillabe o di frequenze
sonore utilizzate viene chiamata mantra, che letteralmente significa “ciò che
protegge la mente”. E’ un suono
creativo, la cui ripetizione è in grado di evocare, attraverso una formula o
anche un modo magico, uno stato d’illuminazione o di energia positiva. Il
Potere del mantra è grande ed è una parola che protegge la mente dalle
illusioni. I mantra mirano ad aiutarci nel conseguimento di obiettivi
spirituali. Bisogna tener presente che i
pensieri non soltanto viaggiano da una mente all’altra e si imprimono nella
mente del ricevente a seconda della sua sensibilità, ma in realtà si imprimono
sugli oggetti e aderiscono ad essi. In tutte queste meditazioni, solamente il
bene è desiderabile e soltanto se amato.
1. Jin, l’amore
universale
Un brano evocativo senza
parole, Jin l'amore universale, la benevolenza verso tutta l'umanità, verso
tutte le persone verso tutti gli individui.
2. Ryu Gi (Lo spirito
diventa sostanza)
È un dharani che si
traduce di solito come ‘possessore di tutto’, ‘ciò che possiede’. Si ritiene
che il dharani possieda un potere magico o che nasconda un significato
profondo. Quando viene recitato, tutti gli spiriti del male pronti ad
ostacolare l’effetto spirituale di un rito sono allontanati. Il dharani
consiste soprattutto in invocazioni ed esclamazioni. L’invocazione è una
supplica rivolta ai poteri superiori, e l’esclamazione serve a spaventare e
allontanare gli spiriti del male (questa sillaba mantra invoca il potere del
divino e dell’universale, risuonando dalla sua onnipresenza).
Khya khya khyahi khyahi
(parla, parla) !
Hum hum!
Jvala jvala prajvala
prajvala (risplendi, risplendi)!
Tistha tistha (su, su)!
Sphata sphata (sfonda,
sfonda)!
Namah (salute)!
Hum !
3. Wambli geliska, Piume
d’aquila, potere spirituale degli indiani d’America. Gli stregoni indiani
ritengono che le penne dell'aquila posseggano il potere della medicina e che la
medicina dell'aquila sia il potere del Grande Spirito. Per questo motivo essi
avvolgono cautamente la propria penna d'aquila nel 'pacchetto delle medicine'.
Per gli Indiani d’America l’Aquila è perfetta, la più maestosa, la più
meravigliosa, e la più sacra tra tutte le creature che vivono nel Cielo e
racchiude in sé l’intero straordinario potere del Grande Spirito. L’Aquila gode
della libertà del cielo e simboleggia potere, libertà, comprensione e interesse
spirituale. Essa è inoltre la messaggera del cielo che porta le preghiere degli
uomini sino al Sole. Simbolo della suprema elevazione e del potere sconfinato
del sole, l’aquila incarna il senso della luce, del calore, della altezza,
dell’illuminazione e quindi anche la spiritualità. Gli uomini della Medicina
celebrano riti e danze in suo onore e solo i grandi capi o i più meritevoli
potevano indossare un copricapo di piume d’Aquila. A lei è affidato il compito
di fare da tramite tra l’Assoluto, il divino, il Creatore e gli esseri umani,
confinati nella realtà terrena. Allo stesso tempo l’aquila incarna la paura di
fronte all’ignoto.
4. Fu Do Chi (La saggezza
immobile). È la sostanza dell’ego: fra intuizione, saggezza e azione del corpo
esiste sempre un’unità.
5. Sutra del cuore.
Mantra della prajnaparamita. E’ un grande mantra, il mantra supremo, il mantra
ineguagliato, il distruttore di ogni sofferenza, la verità incorruttibile. Il
significato completo del mantra è: l’illuminazione
è andare oltre, completamente oltre, svaha (così è colui che, essendo
completamente andato al di là , ha raggiunto la perfetta illuminazione).
Il “Sutra del cuore” dice
«non sono creati né distrutti, né impuri né immacolati, non crescono né decrescono». Noi crediamo di vivere una vita che è nata in
qualche posto e morirà in qualche altro posto, che, lungo il cammino, fa del
bene e del male, ha dei profitti e delle perdite. Nel sutra, il nirvana, non è qualcosa
che possiamo avere, è soltanto qualcosa che possiamo fare. E possiamo farlo
solo se lasciamo da parte tutte le nostre inopportune opinioni. Solo allora
pratichiamo la vera saggezza. Si deve perciò pronunciare il mantra della
prajnaparamita: “ Tayata gate gate paragate parasamgate bodhi svaha ”
Tayata (così è)
Gate gate (andato,
andato)
Paragate (andato al di
là)
Parasamgate
(completamente andato al di là)
Bodhi (illuminazione)
Svaha (stabilmente)
Lou Harrison, Music for arpa and percussion
Jala – Racconta Harrison:
“Un amico mi ricordò che il direttore d’orchestra Leopold Stokowski stava per
festeggiare il suo novantesimo compleanno e che vari compositori avevano già
scritto piccoli brani per l’occasione: così, in tutta fretta, composi Jala, lo
ricopiai in due colori su carta Whatman (allora quel finissimo tipo di carta
inglese era ancora in commercio) e lo spedii. L’esecuzione di questo e degli
altri affettuosi brani scritti per l’occasione ha avuto luogo, credo, durante
una prova tenutasi il giorno del compleanno di questo caro amico”.
Avalokiteshvara, - Di
questa composizione Harrison dice: “ Avalokiteshvara, è il Buddha della
compassione, colui che salva ogni creatura. E’ un pezzo scritto utilizzando il
modo coreano chiamato the Delightful.
Beverly’s Troubadour Piece
- Questo Brano è stato scritto nel 1967 ad Aptos, in una notte in cui io ed
altri amici abbiamo composto dei pezzi per Beverly Bellow, da suonarsi su una
nuova arpa di tipo medievale (troubadour harp) che avevamo acquistato.
Edoardo Micheli
Il titolo del pezzo è
ispirato a un verso di Baudelaire, trattod alla poesia Le Goût du néant,
appartenente a “I fiori del male”. La
composizione vuole suggerire una sorta di lento declino e sfaldamento di un
materiale musicale che e' volutamente molto semplice, quasi banale, e che pervade l'intero pezzo, disgregandosi
progressivamente fino all'apparizione di una malinconica reminescenza di
melodia nel finale.
INTERPRETI
GUIDO FACCHIN
Eclettico musicista
veneziano con una lunga e vasta esperienza sia come esecutore sia come didatta
e studioso. Ha compiuto gli studi in clarinetto, strumenti a percussione e
composizione al Conservatorio della sua città. Ha vinto l’audizione per il
posto di Clarinetto nella Banda Comunale Città di Venezia, l’Audizione
Nazionale di Primo Percussionista presso l’Orchestra Haydn di Bolzano,
l’Audizione Nazionale presso l’Orchestra del Teatro la Fenice di Venezia,
rimanendo in questo teatro titolare di Prima parte di percussione fino al 1998.
Ha collaborato in qualità di percussionista con le Orchestre del Teatro
Comunale di San Remo, Teatro di Treviso, Orchestra da Camera di Padova e del
Veneto, Pocket Opera e J.Futura di Trento, Orchestra National de Radio France.
Ha svolto, inoltre, un’intensa attività scolastica, sostenendo le parti più
impegnative scritte per la percussione. È stato fondatore del gruppi
Percussione 4 e del Tammittam Percussion Ensemble. Ha vinto il premio di
composizione “Di Giacomo” di Messina , ha collaborato alla realizzazione, per
l’artista Gianmaria Potenza, della struttura-scultura sonora “Ninfea armonica”
per la Biennale Arte di Venezia. È stato insegnante di ruolo della cattedra di
Teoria e Solfeggio al Conservatorio di Padova; è titolare della cattedra di
Strumenti a Percussione al Conservatorio di Vicenza. È autore di varie
composizioni e pubblicazioni tra le quali si ricorda il trattato sistematico
“Le Percussioni” (1ª, 2ª ed., EDT/SidM, To, con prefazioni di John Cage e
Mauricio Kagel); e “Oggetti Sonori” (coll. con Maria Cristina Caroldi, Erickon).
Nel 2000 gli è stato attribuito il premio “RiPercussioni” dal Centro Veneto
Iniziative Musicali, per il particolare contributo alla diffusione delle
percussioni nel mondo. Ha inciso con il Tàmmittam Percussion Ensemble, numerosi
CD di autori vari, e il monografico Homage to Lou Harrison, in 4 vol., per
Artis e Dynamic Records.
PATRIZIA BONIOLO
Dopo gli studi effettuati
presso il Conservatorio di Rovigo, dove si è diplomata con Patrizia Pinto, ha
cominciato il perfezionamento con Giuliana Albisetti a Milano. Ha partecipato a
corsi di perfezionamento in formazioni cameristiche e per arpa solista con
Susanna Mildonian, Pierre Jamet, a Gargillesse e a Desenzano specializzandosi
sulle tecniche contemporanee. Vincitrice di diversi concorsi nazionali, è stata
prima Arpa dell’Orchestra dell’Amministrazione provinciale di Lecce, e ha
collaborato con l’Orchestra del Teatro La Fenice, con la RAI di Torino, con
l’Istituzione Sinfonica abruzzese e di Bari, con la “Città di Ferrara”, con
l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto e con il Teatro Regio di Parma.
Collabora con varie orchestre lirico-sinfoniche ed è attiva come solista Nel
1989 ha costituito il gruppo “Harmos Ensemble”, con il quale ha svolto intensa
attività concertistica in formazioni dal duo al settimino. Ha vinto il primo
premio nella Settima Rassegna per la Musica cameristica di Genova in formazione
di quintetto. Ha inciso il CD “Immagini fluttuanti”, con musiche di Furgeri,
Roussel, Damase, Tournier. Ha insegnato ai Conservatori di Lecce, Bari, Ferrara,
Rovigo, Vibo Valentia, Piacenza ed è titolare della cattedra di Arpa a Vicenza.
COMPOSITORI
Riccardo Riccardi, Rimini
1954, ha studiato pianoforte con G. Zangheri e F. Scala, diplomandosi nel 1976.
Ha studiato composizione a Firenze con P. Zangelmi e C. Prosperi. ottenendo il
diploma nel 1982. Nei primi anni ‘80 ha lavorato come maestro collaboratore
allo Jugend-Festspieltreffen di Bayreuth, e ha ottenuto i premi di composizione
concorsi della Filarmonica Umbra, di Castelfidardo del Southwestern Youth
Festival in California, dove ha vissuto nel 1983. Dal 1988 al 1991 conduce programmi
radiofonici alla Radio spagnola e alla Rai. Dal 1988 insegna composizione al
Conserbvatorio di Firenze. Tiene corsi all’Università Aperta di Rimini in varie
università statunitensi. È stato scelto dalla California State University per
un progetto di scambio culturale Italia USA, è stato artist in residence al
Goucher College di Baltimora, insegna composizione nel Florence Program della
New York University, e gli è stata assegnata una borsa di studio dal CFAI
(Indiana) per l’opera Il ritorno di Casanova. Le sue opere Talk Show e Una
questione d’onore sono state rappresentate a Lucca e a S. Gimignano. È autore
di molti lavori teatrali, sinfonici, cameristici, pianistici. Per maggiori
dettagli www.riccardoriccardi.com
Marco Marinoni (1974) ha
studiato Composizione con M. Garuti e C. Pasquotti e Musica Elettronica con A.
Vidolin. È stato finalista della Internatioanl Gaudeamus Composers Competition
2002 e 2003, Prix du Trivium al Concorso di composizione elettroacustica di
Bourges 2002, selezionato per il progetto What’s Next di Nuova Consonanza, Roma
2003, vincitore della call elettroacustica CEMAT e incluso nel CD Punti di
Ascolto 2005, 1° Premio nei Concorsi internazionali “Iperviolino” di Genova
2007 e Città di Udine 2010. La sua musica è stata eseguita in festival come
Gaudeamus, EMUFEST S. Cecilia, Traiettorie, Nuova Consonanza, Biennale di
Venezia, Paganiniana, Synthése, Warsaw Autumn, Festival Contemporanea, da
Irvine Arditti, Garth Knox, Rohan De Saram, Nieuw Ensemble, Zephyr Kwartet,
Algoritmo Ensemble, G. Bandini, N. Baroni, Ensemble Oggimusica, Gruppo Musica
Insieme, Duo Disecheis, A. Vidolin, D. Tiso, F. Prode, R. Vaglini, Orchestra
del Teatro La Fenice ed è pubblicata da ArsPublica, Taukay, Auditorium e
Mnemosyne.
Fabio Mengozzi studia con
A. Ciccolini, diplomandosi col massimo dei voti in pianoforte, composizione,
direzione d'orchestra e didattica della musica. Perfezionatosi in composizione
con A. Corghi all'Accademia di S. Cecilia ottiene il 2°premio al Concorso di
Composizione Giornate della Percussione (Fermo), al Premio MozartOggi (Milano),
3°premio al Concorso Pittaluga (Alessandria). Suoi brani, editi da Bèrben,
Sconfinarte e Taukay, sono eseguiti a Roma (Sala Accademica S. Cecilia, Parco
della Musica), Milano (Teatro Dal Verme,Palazzina Liberty), Torino (Piccolo
Regio, Unione Culturale), Forlì, Catania, Cremona, Pescara, nell'ambito di
Nuova Consonanza, MITO, Musica/Realtà. Hanno eseguito suoi brani i gruppi
Freon, Monesis diretto da F.E.Scogna, Ars ludi diretto da M.Angius, Càlamus,
Trio Debussy, I Pomeriggi Musicali. È direttore artistico dell'Associazione
Culturale Audire Musica delle Sfere.
Edoardo Micheli ha
studiato contrabbasso con S. Pratissoli e composizione con P. Ugoletti al
Conservatorio di Brescia, e sta per diplomarsi in composizione a Venezia con R.
Vaglini. Laureato in filosofia a Venezia, ha avuto esecuzioni dall’Ensemble
L'arsenale (Treviso, Camino al Tagliamento, New York e Boston) e ha partecipato
a masterclass con B. Furrer, R. Saunders e G. Haas.
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