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19 novembre 2016, Sale Apollinee del Teatro La Fenice, ore 20.00

 

Hérodiade

Omaggio a Stéphane Mallarmé

 

Musica di C. Debussy e opere in prima assoluta di

L. Antoni, F. Grasso, L. Karchin, L. Michielon, D. Savron, R. Vaglini

 

Marisa Karchin e Sonia Visentin, soprani;

Caterina Bonelli, contralto: Alberto Gallo, baritono

 

Plurimo Ensemble

 

Costumi: Carlos Tieppo - Regia: Elena De Martin

 

In collaborazione con: Teatro La Fenice, Accademia di Belle Arti di Venezia, Istituto di Istruzione Superiore Liceo Musicale Marco Polo - Liceo Artistico di Venezia

 

Immagini della serata: www.letiziamichielon.it/plurimo.htm - consultare le Attività 2016

 

 

 

La ricerca sperimentale e visionaria di Stéphane Mallarmé ha suggestionato non solo le ricerche poetiche del XX secolo ma anche le più feconde intuizioni di compositori coevi e di musicisti attivi nel secondo dopoguerra, in particolare Boulez e Stockhausen. Tra le sue più avveniristiche utopie vi è quella di Le Livre, libro immaginario di cui il racconto Igitur avrebbe costituito una sorta di preambolo teso a stabilire l’assoluto e Un coup de dés jamais n'abolira le hasard la prima parte dell’opera. Sintesi di tutte le arti e di tutti i generi, di volta in volta giornale, teatro e danza, Le Livre doveva essere letto in pubblico dal suo autore, che avrebbe variato all’infinito le combinazioni dei vari fogli, secondo un rituale quasi religioso. Idealmente connesso a tale progetto poetico, rimasto incompiuto, vi è il poema Hérodiade, opera inizialmente pensata per il teatro e poi pubblicato in forma poetica unitamente al Cantique de Saint Jean. A un amico Mallarmé scriveva: «Ho cominciato la mia Hérodiade. Con terrore, poiché invento una lingua che deve necessariamente scaturire da una poetica nuovissima, che potrei definire in queste due parole: ritrarre non la cosa, ma l’effetto che essa produce». E aggiunge: «Ho scavato a tal punto il verso d’aver incontrato due abissi, che mi hanno portato alla disperazione. Uno di essi è il nulla, al quale sono arrivato senza conoscere il buddismo». In Hérodiade prende vita uno dei personaggi più straordinari della letteratura di ogni tempo, simbolo del mistero della bellezza e della femminilità. A questa creatura poetica abbiamo voluto dedicare il nostro progetto compositivo e artistico con opere tutte in prima assoluta. Lavori compositivi ispirati a poesie di Mallarmé, che hanno come protagoniste figure femminili, s’intrecciano a opere figurative elaborate dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, esposte nella sala adiacente alle Apollinee, e a oggetti scenici creati appositamente dalla scuola di scenografia del Liceo Artistico di Venezia. Un ringraziamento speciale e affettuoso al Maestro Carlos Tieppo, che ci ha trascinato con la sua fantasia e ha inventato per noi costumi meravigliosi, e alla regista Elena De Martin, consigliera esperta, preziosa e appassionata.

Letizia Michielon

 

 

PROGRAMMA

 

Riccardo Vaglini: Pallido e rosa (2016), per clarinetto e violoncello

 

Luisa Antoni: Vermeer (2016), per flauto e arpa

Su plurimoensemble Youtube Channel: https://youtu.be/jA2wX4A-a7Q

 

Claude Debussy: Apparition, su testo di Stéphane Mallarmé

 

Sofia Bonato: Hérodiade (2016), scultura lampadofora

 

Fabio Grasso: Barcarolle du rêve vespéral (2016), per arpa e pianoforte

Su plurimoensemble Youtube Channel: https://youtu.be/6MOWwRq-BWI

 

Dario Savron: Désir (2016), per flauto e viola

Su plurimoensemble Youtube Channel: https://youtu.be/CtXBlYDE6GA

 

Louis Karchin: Dreamscape (2016), per oboe e violino

 

***

 

Letizia Michielon: Absolu, su testi liberamente tratti da Stéphane Mallarmé e dal Cantico Spirituale di Juan de la Cruz

1. Hérodiade - 2. Cantique de Saint Jean - 3. Igitur - 4.Finale

Su plurimoensemble Youtube Channel: https://youtu.be/J7TcI-xh7lU

 

Voci

Per C. Debussy, Apparition: Marisa Karchin, soprano

Per L. Michielon, Absolu:

Sonia Visentin, soprano (Hérodiade)

Caterina Bonelli, contralto (La Nutrice, La Mezzanotte)

Alberto Gallo, baritono (Saint Jean, Igitur)

 



 

Il soprano newyorkese Marisa Karchin ha conseguito il Master in Vocal Performance presso la Mannes School of Music nel 2016, dopo avere ottenuto il B.A. alla Yale University. Nella stagione 2015-2016 ha cantato con l’Opera Theater di Pittsburgh, Utopia Opera e l’Opera Company di Brooklyn, e ha debuttato al Carnegie Hall con la Yale Symphony Orchestra. Marisa è appassionata interprete del repertorio contemporaneo ed è recentemente stata invitata dal Center for Contemporary Opera, dalla Washington Square Contemporary Music Society, dal Mannes Contemporary Music Ensemble e da C4 (Choral Composer-Conductor Collective). Tra i ruoli prediletti quelli di Susanna (Le nozze di Figaro), Poppea (L’incoronazione di Poppea) e Shirley Temple in una nuova produzione di Robert Ashley, DUST.

 

Sonia Visentin ha debuttato ruoli come Lucia in Lucia di  Lammermoor La Regina della Notte nel Flauto magico, Corinna in Viaggio a Reims (Rossini), , Dinorah (Meyerbeer),  Olympia in Les Contes d’Hoffmann (Offenbach), M.me Herz  in Der Schauspieldirektor (Mozart), Lucieta in I Quattro Rusteghi (Wolf- Ferrari). Alcuni direttori con i quali ha lavorato: Zedda, Oren, Bellugi, Panni, Tate, Fournillier, Veronesi, Renzetti, Rizzi-Brignoli, Lijfors, Parisi, Masson, Curtis, Borgonovo, Rek, Benedetti-Michelangeli, Pidò. Fra i registi: Kemp, Proietti, Foà, De Fusco, Gregoretti, De Bosio, Marini, Crivelli, Barberio-Corsetti, Pichon, Landi.

È stata ospite di stagioni d’opera e concertistiche in teatri quali Regio Parma, Teatro Rossini Pesaro, Regio Torino, Fenice, Comunale Bologna, San Carlo Napoli, Verdi Trieste, Châtelet Parigi, Liceu Barcelona, Oviedo, Avignone, Istanbul, Budapest. Nella musica contemporanea è stata protagonista di numerose prime assolute tra cui ricordiamo Killer di parole (Ambrosini, Fenice/Nancy), “Re Nudo” (Lombardi, Opera Roma), Divorzio all’Italiana  (Battistelli, Comunale Bologna), Medea (Guarnieri, Fenice e Festival dei due Mondi di Spoleto “Amor che move il sole e l’altre stelle”).

 

Caterina Bonelli si diploma in Canto al Conservatorio di Venezia e si laurea col massimo dei voti in Lettere e successivamente in Musicologia a Ca’ Foscari; parallelamente vince una borsa di studio di perfezionamento dell'Accademia “Galli-Bibiena” diretta da P. Pizzi. Ha studiato con S. Lowe e ha seguito masterclass con artisti di fama internazionale. Nel 2004 vince la borsa di studio "OperaStudio" presso il Teatro Verdi di Pisa e partecipa all’allestimento di Acis and Galatea di Haendel, diretta da J. Webb con la regia di S. Vizioli, andando in scena nei teatri di Pisa, Lucca, Livorno, Chieti. Nel 2006 tiene una masterclass sull’Opera Italiana al Huanghe College of Science and Technology di Zhenzhou (Cina).

Si è negli ultimi anni avvicinata al repertorio contemporaneo eseguendo musiche di Cage, Scelsi, Kancheli, Bonato, Maguire, Ambrosini (Accademia Filarmonica Romana, Fondazione Guggenheim di Venezia, Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo, Teatro Sociale di Rovigo, Basilica del  Santo di Padova, Duomo di Mestre, Stagione Sinfonica di Mantova). Nel 2016 ha collaborato con il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Ha cantato con l'Athestis Chorus, Città Lirica di Pisa, il Coro Filarmonico Ruggero Maghini di Torino collaborando con prestigiose orchestre tra cui l'Orchestra Toscanini, l'Orchestra della RAI di Torino, l’Orchestra del Teatro La Fenice, l'Orchestra Regionale Toscana, la Mahler Chamber Orchestra, la Budapest Festival Orchestra. Nel 2008 è regista teatrale di Primo passo di G. Gallina all’interno della manifestazione Tea

 

Alberto Gallo, diplomato a pieni voti presso il Conservatorio di Padova, allo studio del canto ha affiancato studi umanistico-filosofici laureandosi magna cum laude a Padova. Vincitore di borsa di studio, si perfeziona in Liederistica e Oratorio presso il Mozarteum a Salisburgo. Debutta diversi ruoli tra cui Nardo ne Il filosofo di campagna di Galuppi (Udine 2010), Gaudenzio ne Il signor Bruschino (Abruzzo 2011), Don Parmenione ne L’occasione fa il ladro (Svizzera 2012), Figaro ne Il barbiere di Siviglia (Udine 2014/Rovereto 2015/Verona 2016) di Rossini. Nel corso degli anni, ha seguito masterclasses con N. Shetler, S. Mingardo, E. Mathis, A. Althoff Pugliese, W. Brendel, M. De Liso, A. Corbelli, L. Di Pasquale, M. Muraro, S. Lowe, R. Barker, F. M. Bressan, S. Vizioli. Attualmente si perfeziona sul repertorio belcantistico con G. Caoduro e svolge attività anche nella musica da camera e liederistica sul repertorio americano, francese, tedesco e italiano.

 

 

PLURIMO ENSEMBLE

Cecilia Vendrasco, flauto e flauto contralto

Angela Cavallo, oboe, oboe d’amore

Vincenzo Paci, clarinetto, corno di bassetto

Dario Savron, timpani

Alessandra Trentin, arpa

Anna Trentin, violino

Mario Paladin, viola

Marco Trentin, violoncello

Fabio Grasso, pianoforte (C. Debussy, F. Grasso)

Letizia Michielon, pianoforte (L. Michielon)

 

Il Plurimo Ensemble, ondato nel 2010 e diretto da Letizia Michielon, è gruppo in residence dell’Ateneo Veneto. Concepito come laboratorio sperimentale interdisciplinare, a organico variabile, il rappresenta il fulcro di un ideale politecnico delle arti, impegnato in produzioni sorte dalla sinergia tra istituzioni nazionali e internazionali quali Juilliard School, NYU, MDW Vienna, CSI Lugano, Conservatorio di Amsterdam, Accademia di S. Cecilia, Università e Accademie di Belle Arti di Roma e Venezia. L'Ensemble definisce il proprio paradigma estetico nel richiamo a Emilio Vedova e mira a realizzare l'integrazione fra la musica e gli altri linguaggi artistici proponendosi un rinnovamento dell’evento performativo. Plurimo commissiona prime assolute musicali, abbinate a nuove opere figurative, poetiche e teatrali, affiancando giovani artisti a prestigiosi solisti, drammaturghi, attori.

www.letiziamichielon.it/plurimo.htm

 

Fungono da assistenti di palcoscenico gli studenti della classe Terza del Liceo Musicale Marco Polo impegnati in Alternanza Scuola Lavoro con Agimus Venezia: Andrea Betteto, Agnese Boem, Giulia Cacco, Eleonora Cavagnis, Eva Conte, Martina Donolato, Edoardo Favaretto, Marietta Gasparini, Tinto Maestri, Francesco Manchiaro, Enrico Palatini, Romni Scoma.

 

 

COMPOSITORI E BRANI IN PRIMA ESECUZIONE

 

Riccardo Vaglini (Pisa, 1965), compositore, performer, editore, vive tra Atene e Venezia, dove insegna composizione al B. Marcello. Dal 1993 al 2002 cura a Pisa la direzione artistica di Arsenale Musica; nel 1998 fonda, con Riccardo Dapelo e Andrea Nicoli, le edizioni Ars Publica, dal 2008 cura con Francesco Zorzini il festival Camino Controcorrente di Camino al Tagliamento. Nel 2009 fonda Collettivo Rituale, gruppo di lavoro sui repertori performativi storici e attuali. Dal 2014 cura a Mestre Agitprop, casa, spazio espositivo e cellula urbana di cultura democratica. Nel 2016 è stato Visiting Professor alla Monash University di Melbourne.

Pallido e rosa, su Une negresse di Stéphane Mallarmé, per clarinetto e violoncello (2016). Ne “Il rapporto con il testo”, in Der blaue Reiter, 1912, Schönberg dichiara di ispirarsi “soltanto al suono delle prime parole del testo”; ma, mettendomi nei panni del poeta, sarei contrario a qualsiasi aggiunta estranea e direi che una poesia è bella se è autonoma. Però, chissà perché alcune poesie si mostrano inespugnabili al compositore, mentre altre si arrendono: talvolta anche una sola parola si attacca da qualche parte nell'immaginazione, si lega a un ritmo, a un passaggio, a un andamento. L'espressione “rosa pallido” non ci dice granché, ma invertiamo i fattori, “pallido e rosa”, e restiamo folgorati. E ancora una volta non saprei dire perché, almeno a parole.

 

Luisa Antoni, triestina, ha contemporaneamente coltivato gli studi musicali, diplomandosi in pianoforte, e universitari, laureandosi in filosofia, conseguendo poi il master e il dottorato in Filosofia della musica. Ha approfondito lo studio del clavicembalo con I. Gregoletto e E. Fadini, seguendo anche numerose masterclass. Lavora come giornalista musicale alla RTV Slovenija. Ha studiato composizione con F. Nieder e M. Cardi e si è perfezionata con M. Bonifacio, A. Corghi, R. Vaglini e F. Fanticini.

Vermeer per flauto e arpa (2016). Nella ricerca dell’ispirazione i percorsi che guidano il compositore sono strani, inaspettati e tortuosi. Anche se J. Vermeer (da cui il titolo del brano), non ha tra i suoi quadri nature morte con fiori, la poesia Les fleurs di Mallarme mi ha suggerito di esplorare le nature morte del periodo. Nei quadri di Vermeer, molti dei quali a soggetto musicale, quello della donna che versa il latte mi ha colpito per la forza e la severità. L’ambiente spoglio e l’attenzione focalizzata su un gesto così semplice ma potente mi ha fatto cercare qualcosa di simile in musica: l’essenzialità e la potenza del gesto.

 

Fabio Grasso, pianista e compositore, è docente al B. Marcello. Vincitore del Concorso pianistico XXème siècle di Orléans, ha un repertorio che spazia dai contemporanei alle integrali di Beethoven e Schumann. Suoi brani per vari organici sono stati premiati ed eseguiti in Europa e America. www.fabiograsso.eu

La Barcarolle du rêve vespéral (2016) trasfigura i simboli onirici che nel Sonnet en yx di Mallarmé evocano assenza e inanità sonora. La fantasmatica - e facoltativa - presenza del pianoforte innerva meta-fisicamente i silenzi dell'arpa, come i bagliori finali del sonetto irraggiano una non-realtà inghiottita dall'oblio.

 

Dario Savron ha svolto gli studi di composizione con F. Nieder al Conservatorio di Trieste. I suoi brani sono stati eseguiti in Italia, Slovenia, Germania, Canada, Stati Uniti e ha composto anche musiche per film documentari. Le sue opere sono edite da Nuova Stradivarius. Insegna Strumenti a percussione presso il Conservatorio di Foggia.

Désir capelli rossi che librano nell’aria… Questi diventano fili sottili lucenti, tesi, quasi intrisi di elettricità. Librandosi creano un’immagine danzante, leggera… poi una presenza energica pian piano affiora fino a manifestarsi pienamente.

 

Louis Karchin, considerato compositore di punta per la sua “coraggiosa eloquenza” (A. Porter, The New Yorker), ha composto opere eseguite in USA, Europa ed Estremo Oriente. Ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui l’American Academy of Arts and Letters e la Guggenheim Fellowship. Le sue composizioni sono state registrate da Bridge, Naxos, New World, Albany and CRI labels (con due cd in fase di produzione). La sua seconda opera, Jane Eyre, che trae spunto da un racconto di C. Bronte, è stata rappresentata lo scorso mese a New York nel Center for Contemporary Opera, all’interno di una serata che includeva anche nuove composizioni per violino, arpa e quartetto d’archi. I suoi lavori sono pubblicati da Peters e da American Composers Alliance. Insegna alla New York University. www.louiskarchin.com

Dreamscape è stato composto nell’estate del 2016 ed è dedicato al Plurimo Ensemble. Ispirato alla poesia Apparition di Mallarmé, prende spunto dal felice ricordo di un amore passato. Alla serena introduzione seguono le linee sonore a cascata del violino. Il motivo delle reminiscenza, in sei ottavi, defluisce creando gradualmente uno slancio che culmina nella cadenza dell’oboe. Si apre quindi una sezione più assertiva che raggiunge un culmine da cui poi riprende l’atmosfera sognante precedente. Forse tutto è stato frutto di un sogno. La concòlusione è dolce-amara.

 

Letizia Michielon, pianista e compositrice, insegna Pianoforte e Filosofia della musica al Conservatorio di Trieste. Diplomata sedicenne con lode, ha suonato in Europa, Canada e USA. Incide per Limen Music (integrali di Beethoven e Chopin) e pubblica con Ars Publica. Laureata in Filosofia a Ca’ Foscari, PhD a Padova e a Venezia, ha pubblicato volumi per Il Poligrafo, Mimesis e Il Melangolo. www.letiziamichielon.it

Absolu. Il libretto utilizza passi tratti da Hérodiade, Il Cantique de Saint Jean e Igitur di Mallarmé, oltre che dal Cantico Spirituale di S. Giovanni della Croce. L’ho immaginato come una sorta di Tristano e Isotta del nostro tempo. Anche in questo caso è lo sguardo a unire le anime, a rompere il muro di apparente freddezza che circonda il solipsismo di Hérodiade, rapita dalla contemplazione della propria bellezza, e a fendere il misticismo di S. Giovanni, che nella morte raggiunge il proprio compimento, trascinando al tempo stesso con sé una Hérodiade maturata, capace di rinunciare per amore alla propria autotelicità. La vocazione estetica all’assoluto di Hérodiade e quella ascetica di Saint Jean si sublimano nel dramma intellettuale e metafisico di Igitur, personaggio senza volto e senza nome, un Amleto del XX secolo che con Hérodiade e San Giovanni condivide la tensione verso l’oltre. Nel momento in cui abbraccia la Notte, immergendosi nell’irrazionalità dell’hasard, riappare Hérodiade che, spogliandosi delle vesti regali, diventa Salomé. Alcuni Leitmotiven dal Tristan si intrecciano a temi estrapolati da altri brani del ciclo cameristico che ho dedicato a Mallarmé. La sezione centrale si avvale del canto gregoriano ispirato alla decollazione di S. Giovanni il Battista che, spezzando il cromatismo delle sezioni estreme, rievoca uno stile modale e forme che ricordano il bicinium e il madrigale.

 

Note di regia

Absolu è un’opera da camera concepita per teatro, sia pur di minime dimensioni. Considerate le caratteristiche delle Sale Apollinee, il lavoro si avvale di una rappresentazione in forma semiscenica, accentuando quell’aspetto onirico che è comunque elemento portante del lavoro di Mallarmé: il poeta rivede se stesso attraverso i propri problemi esistenziali, tra i quali si materializza la mitica Erodiade, e s’immedesima in Saint Jean, affascinato da una personalità inquietante che sfugge a qualsiasi sintesi definitoria.

Elena De Martin

 

Gli oggetti scenici sono stati realizzati dalla classe Quarta F della sezione di Scenografia del Liceo Artistico di Venezia. Per la creazione dei bozzetti il punto di partenza è stato il contesto in cui gli oggetti avrebbero trovato collocazione. Tutti i progetti elaborati erano caratterizzati da originalità e fantasia; per la realizzazione sono stati prescelti quelli in cui gli autori hanno saputo attenersi allo stile e alla cultura del primo Novecento francese.

Barbara Simoncelli, docente di Scenografia del Liceo Artistico di Venezia

 

 

ARTISTI E OPERE FIGURATIVE

 

Sofia Bonato, italo-marocchina si laurea all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Frequenta MA Fine Arts alla Central Saint Martins, Londra. Il suo lavoro spazia tra disegno, incisione, scultura.

Hérodiade. ho scelto di fare riferimento ad alcune immagini del Sonetto in yx: “l’angoscia”, scultura “lampadofora” ed infine “anfora” la scena ambientata a mezzanotte ospita le ombre onicee proiettate nell’oscurità mentre “vetri vacanti” ronzano meccanici.

 

Federico Borroni (Recanati,1991) Durante il periodo di formazione presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata, frequenta in Erasmus l'Academy Royal des Beaux Arts de Liege. Nel 2014 effettua la residenza estiva a Berlino e l’anno successivo si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia, sezione Pittura. Vive e lavora a Venezia.

Ombra. Analogamente a Igitur, il lavoro è una ricerca che ha come posta in gioco la stessa opera. È l’io dell'opera che si dà la morte, non la riceve perché morendo perde la coscienza di sé e sparisce nella morte, quella anonima, che credeva di potere evitare. Una morte in spirito che permette di «percepirsi nell’atto di sparire e apparire a se stessi nel miraggio di questa sparizione».

 

Tommaso Lanati Goliszewski (Mendrisio,1995) si è diplomato al Liceo Classico Volta di Como. È studente presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Seduzione, inganno, malvagità sono il necessario contrappunto dell’amore, della verità, della pietà. L’universo stesso ricalca i nostri moti interiori, il nostro microcosmico spirito del profondo è analogo al macrocosmico spirito che reca la pioggia, tuoni e distruzione per far nascere nuovi fiori.

 

Stefan Milosavljevic (Smederevo, Serbia, 1992). Nel 2016 si è diplomato in Arti Visive all'Accademia di Belle Arti di Venezia. È iscritto alla laurea magistrale presso IUAV dipartimento Arti Visive. Dal 2015 fa parte del Collettivo Barnum.

I won’t forget all the things we did 2 mira a rappresentare il mondo come un insieme di due masse celesti unite dalla stessa storia.

 

Miriam Montani (Cascia, 1986) ha studiato presso L’Istituto Statale d’Arte Leonardi di Spoleto, la Escuela de Arte Y Oficios di Granada. È diplomata in Pittura/Arti visive, presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 2008 lavora all’esposizione annuale di arte contemporanea LuciSorgenti presso i musei civici di Cascia. Vive e lavora a Venezia.

Fleur de papier. Piccoli fogli composti da petali di fiori, in omaggio a Les fleurs di Mallarmé. La loro superficie richiama la pelle della principessa ebraica: “simile alla carne della donna, la rosa Crudele, del giardino chiaro, Erodiade in fiore”.

 

Paolo Pretolani (Assisi, 1991) consegue il diploma in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2015 ed è attualmente iscritto al biennio specialistico. Partecipa a diverse mostre collettive tra il 2014 e il 2016 a Venezia, Rijeka, Verona e Trieste e a una mostra personale a Venezia nel 2016. Vive e lavora a Venezia.

La tigre infinita ricerca un dialogo con l'opera della serata attraverso la struttura ritmica sovrapposta dei ritagli di carta dipinta, evocando i sette veli colorati della danza di Salomé, ma soprattutto cerca una relazione stretta con lo specifico sito espositivo, avendo nel complesso forme e colori di un incendio.

 

Eva Chiara Trevisan (Treviso, 1991) ha studiato presso il Liceo Artistico di Vicenza. Si laurea in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove è attualmente iscritta al biennio specialistico di Decorazione. Ha partecipato a diverse mostre collettive tra il 2015 e il 2016 nel padovano e a Venezia.

L’Alchimista fa riferimento alla scena dove S. Giovanni veste i panni dello scienziato dell’occulto. Queste forme in gesso possono essere sia delle ciotole per la trasformazione dei metalli, sia esse stesse possono compiere la trasformazione per rigenerarsi e purificarsi, proprio come avviene nell’Alchimia.

 

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