A.GI.MUS. VENEZIA

STAGIONE CONCERTISTICA 2008

CONCERTO n. 6

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venerdì 5 dicembre 2008

Ateneo Veneto, Aula Magna, ore 21, ingresso libero

 

in occasione del Convegno Nazionale di Filosofia della Musica”Il suono nascente. Strutture del tempo nella musica del XX e XXI secolo”,

Ateneo Veneto, 5-6 dicembre 2008

 

Duo pianistico Fabio Grasso - Letizia Michielon

 

 

PROGRAMMA

 

C. Debussy (1862-1918) : Images, I Livre:

Reflets dans l’eau, Hommage à Rameau, Mouvement.

 (pf. Fabio Grasso)

 

C. Ambrosini (1948) : Preludio A sguardi

O. Messiaen (1908- 1992):

Prélude (1964) oeuvre posthume; Prélude "Un reflet dans le vent"

G. Ligeti (1923 - 2006)

da Ètudes, Premier Livre, n. 4 Fanfares e n. 6 Automne à Varsovie

(pf. Letizia Michielon)

 

K. Stockhausen (1928- 2007): Klavierstück XI

G. Manzoni (1932): None

C. Ives (1874-1954): Three Improvisations

G. Ligeti (1923 - 2006): da Ètudes, 2ème Livre, n. 9 Vertige

(pf. Fabio Grasso)

 

B. Bartók (1881-1945) : Da  En plein air, n. 4

M. Ravel (1875-1937) : Gaspard de la Nuit (Ondine, Le Gibet,  Scarbo)

(pf. Letizia Michielon)

 

M. Ravel (1875-1937): Da Miroirs: Alborada del gracioso

(pf. Fabio Grasso)

 

F. Grasso(1969): Suspend ton vol (2008), a 4 mani (1a esec. assoluta)

L. Michielon (1969): Reflets (2008), a 4 mani (1a esec. assoluta)

(duo Grasso – Michielon)

 

 

Fabio Grasso – Vercellese, si è diplomato in pianoforte a 17 anni a Torino con lode e menzione, dopo gli studi al Viotti di Vercelli con Mario Barasolo e Jean Micault, e in composizione nel 1994 a Milano; nel 1995 si è laureato con lode in Letteratura Greca. Si è perfezionato in pianoforte prima con Marco Vincenzi e poi con Maria Tipo a Fiesole, dove ha frequentato anche il corso di composizione di Giacomo Manzoni. Ha seguito poi altri corsi di perfezionamento, come quello pianistico di Klaus Hellwig a Berlino e quello di composizione di Franco Donatoni a Biella. Ha poi conseguito anche il Diploma di 2° livello in Pianoforte ad Alessandria con lode e menzione. Attualmente è docente al Conservatorio di Venezia. Nel 1996 ha vinto il Concorso pianistico XXème siècle di Orléans, ed è stato poi invitato a suonare a Parigi – CNSM, Salle Cortot, Châtelet, Radio France, Salle Gaveau; a Nizza, a Montpellier (Radio France), a Orléans, a Maastricht, a Colmar (Festival Michelangeli), a Erfurt, per recitals solistici, concerti cameristici e concerti con orchestra. Nel 1999 è stato premiato al Busoni di Bolzano. Ha inciso 3 CD per la casa discografica Solstice, con musiche di Busoni, Rubinstein in prima mondiale e Schumann, ricevendo riconoscimenti della critica, fra cui lo Choc da Le monde de la musique. Per Euterp ha poi inciso le 5 Fughe e 9 Sonate di Scarlatti. Come compositore, nel 1996 ha vinto il Concorso Ginastera di Buenos Aires, e nel 1999 il concorso di Marsiglia, anche con la menzione del pubblico. Sue composizioni sono state eseguite a Milano, Firenze, Roma, Berlino, Parigi, Orléans, Nizza, Colmar, Montpellier, Amsterdam (Festival Gaudeamus) e Buenos Aires (Teatro Colòn). Attualmente sta eseguendo l’integrale delle Sonate di Beethoven per la Società del Quartetto di Vercelli.

 

Letizia Michielon – Veneziana, ha curato la propria formazione artistica con il M° E. Bagnoli, sotto la cui guida si è diplomata con lode nel 1986, appena sedicenne, presso il Conservatorio B. Marcello. Si è successivamente perfezionata con M. Tipo a Fiesole, K. Bogino a Portogruaro, A. Jasinski al Mozarteum di Salisburgo, P. Masi e M. Mika. Nel 1984 ha esordito con un recital alla Wiener Saal del Mozarteum di Salisburgo, intraprendendo giovanissima la carriera concertistica. Si è aggiudicata numerose competizioni nazionali e internazionali, tra cui il Premio Venezia, il Premio A. Speranza di Taranto, il 2° Premio al Concorso Internazionale C. Zecchi di Roma (col Premio della Stampa all’unanimità) e il Concorso Internazionale Diapason D’Oro di Sanremo. Nel 1994 e 1998 è stata prescelta tra i pianisti italiani invitati alla Bachauer International Piano Competition (Utah, USA). Ha suonato in sale prestigiose (tra cui Teatro la Fenice di Venezia, Conservatorio Verdi e Teatro delle Erbe di Milano, Mozarteum di Salisburgo, Dreikönigskirche di Dresda, Festsaal di Freiberg, Casal del Metge di Barcellona, Teatro di Epinal, Pollock Hall di Montreal, Accademia Chopin di Varsavia, Abravanel Hall di Salt Lake City), esibendosi con numerose orchestre tra cui l’Orchestra della Fenice, la Sinfonica Siciliana, la Sinfonica di Ivrea, l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, la Filarmonia Italiana e la Filarmonica di Bacau. Sue registrazioni sono state trasmesse dalla RAI, dalla Radio di S. Lake City e dalla NHK di Tokyo. Ha inciso per Aliamusica (2005, 2007) e Ars Publica (2008). Ha studiato composizione con Ugo Amendola, Daniele Zanettovich e Riccardo Vaglini, sotto la cui guida si è diplomata presso il Conservatorio di Venezia. È docente di pianoforte presso l’Istituto Peri di Reggio Emilia e collabora come critico musicale per il quotidiano Il Gazzettino. Dopo la laurea in Filosofia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Pedagogia e Scienze dell’Educazione presso l’Università di Padova. Dal 2001 insegna Storia della Pedagogia presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ha pubblicato per Il Poligrafo ”Il gioco delle facoltà in F. Schiller. Bildung e creatività” (2002) e ”L’archetipo e le sue metamorfosi. Morfologia della Bildung nei romanzi di formazione di Goethe” (2005). Per la casa editrice Ars Publica sono in corso di stampa un ciclo di Lieder su testi di E. Dickinson (Auroral Light), il trio La Voce Silente, il ciclo pianistico Vox Tibi e una collana di Études per pianoforte.

 

Fabio Grasso e Letizia Michielon stanno collaborando a programmi di recital condivisi, fra cui l’integrale degli Studi di Ligeti, a 2 e 4 mani. Li hanno eseguiti al Festival Aujourd’hui Musiques di Perpignan, alla rassegna Compositori a confronto di Reggio Emilia, alla Mozart Hall di Bratislava, e, unitamente a conferenze e masterclasses, alla Kunstuniversität di Graz, alla Pollock Hall della McGill University di Montreal, all’Accademia Chopin di Varsavia. Prossimamente li presenteranno anche in altre istituzioni europee ed americane. Alcune loro esecuzioni e composizioni si possono ascoltare ai siti internet www.fabiograsso.eu, www.rosenfinger.com, e prossimamente www.letiziamichielon.it.

 

 

Fabio Grasso

Letizia MIchielon

 

 

Complemento musicale al Convegno Nazionale di Filosofia della Musica “Il suono nascente. Strutture del tempo nella musica del XX e XXI secolo”, dedicato allo scorrimento del tempo ed alla percezione cronologica in ambito musicale, questo programma ha come filo conduttore quella sorta di processo osmotico di continua trasformazione e rifrazione del suono in luce e viceversa, riscontrabile in alcuni lavori pianistici del 900 e contemporanei. In essi la dilatazione spazio-temporale dell’elemento sonoro e la sua estinzione sembrano essere profondamente correlate all’immaginario visivo che l’ambientazione o le presumibili fonti di ispirazione dei brani evocano. Non è un caso che il concerto si apra e si chiuda con due pezzi che recano nel titolo la parola “Riflessi”. L’acqua dei Reflets di Debussy è certo il mezzo migliore attraverso il quale ottenere i più delicati effetti di rifrazione luminosa, che le “Images” magicamente trasfondono nell’ambito sonoro; la superficie dell’acqua può però anche evocare metaforicamente lo specchio cangiante della coscienza, colta nelle sue inafferrabili trasformazioni e sovrapposizioni emotive, come accade nel brano a 4 mani (Reflets), posto a chiusura di serata, o nel Preludio A Sguardi di Ambrosini, intessuto di evanescenze e attese, dilatate nella protensione verso il silenzio. Quando invece la rifrazione avviene attraverso la trasparenza dell’aria, ecco allora le suggestive immagini evocate da Messiaen nel Preludio “Un Reflet dans le vent”, come squarci aperti dall’intuito verso uno sfuggente mondo di sogno, o, nel debussyano Mouvement che chiude il primo libro delle Images, i cieli tersi di un immenso spazio pianeggiante, attraverso cui si libra un volo radente e gioioso, ebbro di leggera velocità, e pure pienamente controllato nella perfetta calibratura temporale delle densificazioni e rarefazioni sonore, dal tenue fruscio d’ali alle evoluzioni più roboanti, il tutto sullo sfondo di una scansione ritmica costante e coinvolgente.

Vi è poi un filone legato alla luce della notte, variamente rappresentato. Le cupe invenzioni poetiche di Aloysius Bertrand sono tradotte da Ravel, nel trittico Gaspard de la Nuit con estrema vividezza, sia che si tratti dei guizzi terrificanti compiuti al chiarore lunare dal malefico folletto Scarbo, sia degli agghiaccianti flebili rumori che salgono nella notte dalla desolata scena di morte di “Le Gibet” (la forca), dominata da una schiera di impiccati, e lugubremente evocata da una serie di rintocchi funerei. Proprio a questo brano fanno da contraltare da un lato uno degli ultimi brani pianistici di Messiaen, il Preludio postumo, ove pare trapelare il ricordo delle campane sommerse che animano la celebre Cathédrale engloutie debussyana, dall’altro la notte bartokiana di En plein air, brulicante di vita, dal sapore per certi versi descrittivo, ma di enorme potenza suggestiva, che scaturisce dall’originalità con cui vengono rielaborati, amplificati o compressi dalla memoria tutti i più piccoli suoni che si possono udire trascorrendo una notte d’estate all’aria aperta. Dalla lirica “Il lago” di A. de Lamartine nasce l’ispirazione del brano a 4 mani “Suspend ton vol”. ed in particolare dalla sua celeberrima rievocazione della notte in cui il poeta, trovandosi su un’imbarcazione con l’amata al centro di un lago, mentre tutt’intorno si è fatta la quiete più profonda, implora il tempo di sospendere il suo volo ineluttabile, almeno per chi può fruire dei rari attimi di felicità concessi dalla vita. L’affinità di questa atmosfera con quella del Notturno op. 27 n. 2 di Chopin, pur in assenza di legami dimostrabili, spiega la presenza di velate citazioni di frammenti del Notturno stesso. L’Alborada del gracioso di Ravel (tratta da un’altra raccolta ispirata al riflesso, Miroirs) coglie invece il dissolvimento dell’oscurità notturna. Il titolo (Serenata dell’alba del giullare) è curioso ed efficace per un brano in cui i bagliori di luce aurorale assumono la forma di figurazioni ritmiche e melodiche spagnoleggianti, in un tripudio di effetti coloristici e timbrici spiritosi ed effervescenti. Non potevano mancare a completamento del programma brani di altri autori contemporanei come Manzoni, Ligeti e Stockhausen, maestri nella gestione dei flussi temporali delle masse sonore e delle loro variazioni di densità polifonica. A tale aspetto si ricollega anche la presenza di Ives, con un breve brano che ne testimonia la straordinaria lezione anticipatrice.

 

Note di sala a cura di Fabio Grasso e Letizia Michielon

 

 

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